Il 18 settembre scorso è stato l'ottantanovesimo anniversario dall'Incidente di Mudken (jiǔyībā shìbiàn 九一八事变), l'attentato compiuto dall'esercito giapponese come pretesto per accusare quello cinese.
Noi occidentali abbiamo spesso la tendenza a concentrarci sulle tensioni europee che hanno portato alla seconda guerra mondiale, ma è importante ricordare che, se l'ascesa di Mussolini e Hitler causarono un conflitto enorme che scosse l'Europa e la Russia, anche in Asia, nello stesso periodo, erano in corso importanti combattimenti.
Dopo la vittoria del Giappone nella guerra con la Russia nel 1905, esso divenne la maggiore potenza straniera della Manciuria meridionale. A seguito dell'unificazione della Cina - portata avanti negli anni venti dal Partito Nazionalista, il Giappone iniziò a temere di perdere il proprio controllo sulla Manciuria, soprattutto quando il generale Zhang Xueliang 张学良 si rifiutò di bloccare i lavori di costruzione della ferrovia e dei depositi portuali in concorrenza con la Ferrovia della Manciuria del Sud che era controllata dal Giappone. Per quest'ultimo, inoltre, i territori controllati non erano abbastanza e avrebbe voluto occupare molte più parti della Cina e della Corea; l'errore del governo fu però quello di concentrarsi sull'aumento del potere politico ed economico, operazione che richiese molto tempo e che non includeva l'artiglieria. Oltretutto, la Cina in quel momento era particolarmente unificante e dunque era concreto il rischio che potesse diventare resistente ad un'altra espansione o che addirittura cacciasse il Giappone dal proprio territorio.
Così, in mezzo a tutta questa tensione, il 18 settembre 1931, qualcuno fece saltare in aria un breve tratto della ferrovia: la bomba non aveva una potenza molto alta, i danni furono molto limitati, tanto che i treni ripresero a circolare poco dopo.
Il contrattacco fu però immediato: in un solo giorno, l'artiglieria giapponese stava inviando colpi in territorio cinese e in pochi mesi aveva conquistato le zone maggiormente ricche di risorse. I danni non estremamente ingenti, la rapida rappresaglia giapponese e la brutale invasione, indussero alcuni storici a credere che furono gli ufficiali dell'esercito giapponese di medio livello ad aver condotto il bombardamento, trovando così un protesto per l'invasione.
Ma ancora più immediato fu il contrattacco. In un solo giorno, l'artiglieria giapponese stava inviando colpi in territorio cinese. In pochi mesi il Giappone aveva conquistato le zone più ricche di risorse che confinano con la penisola. I danni limitati, la rapida rappresaglia giapponese e la brutale invasione hanno indotto alcuni storici a credere che gli ufficiali dell'esercito giapponese di medio livello avessero condotto il bombardamento per darsi un pretesto per l'invasione.
Oggi si parla di incidente di Mukden perché esso avvenne nei pressi di questa città che oggi è Shenyang (沈阳).
Il Giappone occupò l'area per i successivi 14 anni e le sue truppe continuarono a conquistare la Cina, tanto che attaccarono Shanghai nel 1932, minacciando gli interessi europei e americani e, ovviamente, la sicurezza e la sovranità cinese.
Ogni anno, a Shenyang, vengono organizzate delle commemorazioni solenni fuori del Museo di storia del 18 settembre. Esso è situato a Liutiaohu (柳条湖), nella periferia settentrionale della città, luogo in cui si è verificato l'incidente. Il museo è stato costruito sulla base di una sala espositiva sotterranea e venne inaugurato il 18 settembre 1999, diventando meta di tantissimi visitatori.
Davanti al palazzo si erge un monumento alto sei piani a forma di un calendario, su cui sono state incise la data dell'evento e le tracce dei proiettili e delle ossa.
Ogni anno, alla cerimonia del suono della campana (zhuàng zhōngmíng jǐng yíshì 撞钟鸣警仪式) partecipano sempre anche dei rappresentanti dei soldati veterani (lǎo zhànshì dàibiǎo 老战士代表): testimonianza di come questo incidente segnò la storia della Cina, rimanendo impresso nella memoria di tutti, fino ad oggi.
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