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Le origini cinesi del matcha

Conosci il matcha? Si tratta di un tipo di tè, per la cui preparazione le foglie sono sminuzzate fino a diventare una polvere sottilissima, che si mescola con l’acqua calda per essere consumata. Questo tipo di bevanda molto diffusa in Asia, soprattutto in Giappone, si sta facendo strada anche in Europa dove diventa sempre più popolare, ed è molto apprezzata per il suo sapore unico e i suoi benefici per la salute. Tuttavia, anche se molti credono che abbia origini giapponesi, il matcha è stato inventato in Cina più di un migliaio di anni fa.


Il matcha, in cinese mǒ chá (抹茶), trae le sue origini da tempi addirittura precedenti alla dinastia Sui (581-618 d.C.). Era inizialmente usato come medicinale, proprio come molte altre piante in quell’epoca antica. In seguito, durante la dinastia Tang (618-907 d.C.), si diffuse sempre di più l’abitudine di bere tè, anche tra la gente comune, e fu così che quello che un giorno sarebbe stato noto come matcha divenne popolare. Ai tempi, infatti, per facilitare il traporto di questo prodotto, le foglie erano pressate fino a formare dischi rigidi e compatti, i chá bǐng (茶饼). Per bere era necessario spezzarne una parte e sbriciolarla, mischiandola all’acqua. Anche i monaci buddisti cinesi iniziarono a macinare le foglie di tè verde essiccate in una polvere fine, creando quello che è considerato uno dei precursori del moderno matcha.


In epoca Song (960-1279 d.C.), la cultura del tè si propagò in maniera dilagante. Il processo di macinazione delle foglie venne ulteriormente perfezionato e vennero sviluppate nuove tecniche per ottenere una polvere di alta qualità. Questa bevanda non veniva preparata tramite infusione, ma si usava una tecnica chiamata diǎn chá (点茶), che è l’antenata del matcha odierno. Sebbene a differenza di oggi la polvere venisse proprio dallo sbriciolamento dei chá bǐng (non era venduta già macinata) e il metodo di preparazione seguisse una serie di regole prestabilite che ormai sono cadute in disuso, il risultato finale era estremamente simile a quello che si può assaporare ancora adesso.


Durante questo periodo, il buddismo zen si diffuse in Giappone portando con sé anche la pratica del consumo del tè. I monaci buddisti giapponesi, affascinati dal sapore e dagli effetti calmanti del matcha cinese, lo introdussero nel paese, dove divenne presto una parte integrante dei rituali buddhisti, perché favoriva la meditazione e la concentrazione. Nel corso dei secoli, il Giappone sviluppò la propria tradizione del tè matcha, adattandola alle sue esigenze e sensibilità culturali.


Oggi, con la diffusione di questo prodotto a livello internazionale, anche i cinesi che avevano pressoché smesso di consumarlo, hanno ripreso a produrre matcha. Sebbene questa bevanda sia ampiamente associata alla cultura giapponese, è importante ricordarne le origini cinesi. La prossima volta che assaporerai una tazza di matcha, ricorda che stai gustando un prodotto che è nato proprio nella Cina antica.



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